Il film horror che spiega il nostro ritorno al paganesimo

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Il momento culminante del festival “Burning man” in Nevada. L’umanità viene arsa dal “dio fuoco”?

Midsommar è un film horror di Ari Aster che racconta l’abominio di un’Europa che, abbandonata la croce, torna al paganesimo immergendosi nell’orrore di società dove il sesso è libero, le donne comandano gli uomini (che sono macchine da riproduzione), i figli vengono allevati da tutti e si è vegetariani. Se qualcuno pensa che sia solo un film, vada a vedere cosa accade al festival di Beltane.

Può un film horror insegnare qualcosa sulla nostra società? La maggior parte dei film horror (genere che detesto) sono b-movies: grotteschi, involontariamente ridicoli, pressoché inutili.
Ma, forse, Midsommar fa eccezione. Si tratta del secondo film del giovane e talentuoso regista ebreo Ari Aster.
La trama è presto raccontata. La studentessa Dani è sconvolta dal suicidio/omicidio della sorella Terri e dei genitori. Dani, vittima di attacchi di panico, chiede aiuto al suo fidanzato Christian, laureato in antropologia culturale. Christian mostra a Dani scarsa empatia: è molto più interessato ad organizzare un viaggio con i suoi amici Josh (un altro antropologo), Mark (il buffone della compagnia) e Pelle, uno svedese trasferito negli Stati Uniti per frequentare l’università. Pelle, infatti, ha invitato i suoi amici in Svezia per visitare una comunità nella quale vive suo fratelli Ingemar.
Quell’estate, infatti, la comunità celebrerà una cerimonia che si svolge ogni novant’anni. Un’occasione da non perdere per degli antropologi. Dani, che ormai ha solo Christian, chiede di partecipare al viaggio.

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Lo psicologo e la reclusione per virus: 4 consigli per non scoraggiarsi e coltivare il proprio benessere fisico e spirituale.

Roberto Marchesini: quarantena e Tso, perché il pericolo non è solo il virus.

Partiamo dalla notizia: a Torino sono aumentati i Tso, cioè i trattamenti sanitari obbligatori, un intervento sanitario proposto dal sindaco in casi estremi e urgenti.

Purtroppo, bisogna dirlo, è una delle conseguenze carsiche della quarantena che è stata imposta all’Italia.
Dopo i cartelli «Andrà tutto bene», i canti sul balcone, i flash mob organizzati via social media («Facciamo tutti insieme un applauso agli italiani!», «Accendiamo tutti la torcia del cellulare» e via dicendo), la quarantena presenta il suo conto che, per qualcuno, è piuttosto salato.

È un po’ come andare in campeggio: i primi giorni è una bella avventura; poi il materassino comincia a diventare duro, e rimpiangiamo il bidet. Detto brutalmente: qualcuno comincia a dare i numeri.

Alla privazione della libertà personale, al fatto di dover restare confinati in pochi metri quadri, alla condivisione forzata del tempo e dello spazio con un numero limitato di persone (per quanto care) o alla solitudine, recentemente si sono aggiunte misure ancora più restrittive che possono seriamente mettere alla prova la serenità degli italiani: il divieto di attività fisica all’aperto e la chiusura di parchi, aree gioco e giardini pubblici.

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HLI: l’incapacità nella trasmissione delle eterne verità

L’alto prezzo della debolezza cattolica (1). Ho la fortuna, nella mia missione internazionale per Human Life International, di avere la frequente opportunità di visitare le Filippine, un posto che considero una seconda casa.
Mentre io e la squadra di Human Life International (Vita Umana Internazionale) eravamo lì, abbiamo intrapreso iniziative per educare la popolazione sulle questioni pro-vita e pro-famiglia e dotarle degli strumenti di cui hanno bisogno per combattere l’agenda antinatalista.
La scorsa settimana il dott. Brian Clowes, la dott.ssa Ligaya Acosta e io abbiamo viaggiato in lungo e in largo nelle Filippine per tenere conferenze sulla vita e sulla famiglia e per incontrare vescovi, sacerdoti, religiosi e capi civili locali.
Come sempre, ho trovato l’esperienza edificante. Sebbene molti Filippini affrontino difficoltà quotidiane, sono sempre colpito dalla loro gioia autentica, che in molti casi è chiaramente l’espressione naturale della loro fede profonda e ricca di speranza.

D’altra parte, mi sento sempre più angosciato dal modo in cui il veleno dei “valori” laicisti del socialismo cominciano a penetrare in questo paese, erodendo silenziosamente le verità fondamentali che finora hanno protetto le Filippine dai peggiori aspetti della decadenza occidentale: divorzio senza conseguenze, educazione sessuale radicale, legalizzazione di contraccezione e aborto, cosiddetto “matrimonio” omosessuale, ecc.

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