Maria Luisa Di Pietro (*) – Roberta Minacori (**)
(*) Ricercatrice confermata e (**) Dottoranda di Ricerca, Istituto di Bioetica, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma.
LA CONTRACCEZIONE D’EMERGENZA
(pubblicato in Medicina e Morale 1[2001]: 11-39)
Con la locuzione "contraccezione d’emergenza", detta anche "contraccezione postcoitale", si indica un insieme di pratiche a cui si fa ricorso dopo un rapporto sessuale presunto fecondante allo scopo di impedire la prosecuzione di una gravidanza qualora questa sia già iniziata. Le modalità oggi utilizzate per la contraccezione d’emergenza sono: la somministrazione di estrogeni o di estroprogestinici o di soli progestinici; la somministrazione di danazolo o di mifepristone; l’inserimento di spirale o IUD (IntraUterine Device).
In questo contributo, si analizzerà la storia, i protocolli, il meccanismo d’azione e gli effetti collaterali degli estrogeni, progestinici ed estroprogestinici utilizzati come contraccezione d’emergenza, detta anche, dal momento che la somministrazione è prevista entro e non oltre 72 ore dal rapporto sessuale, "pillola del giorno dopo"(1).
Breve storia della contraccezione d’emergenza
Salita in Italia, di recente, agli onori della cronaca quando è stata consentita la commercializzazione di un prodotto specifico, il Norlevo (nome commerciale del levonorgestrel), la contraccezione d’emergenza non è una novità: sono oramai ottanta anni che la ricerca sugli animali, prima, e sulle donne, poi, sta tentando di mettere a punto una metodica che interferisca con gli eventi successivi ad un rapporto sessuale(2). Era stato, infatti, dimostrato già dal 1920 che gli estrogeni potevano interferire, se somministrati in fase precoce, con la prosecuzione della gravidanza nei mammiferi, tanto che i veterinari avevano cominciato ad utilizzarli sui cani e sui cavalli.
Anche se l’uso sulla donna di estrogeni dopo un rapporto sessuale è iniziato nel 1940, il primo caso riportato in letteratura risale alla metà degli anni ’60 ed è quello di una ragazza che, violentata in un periodo presumibilmente ovulatorio, è stata sottoposta alla somministrazione di estrogeni(3). Da quel momento, un numero sempre più ampio di donne è stato trattato con elevate dosi di estrogeni coniugati, fino a quando non venne proposta, all’inizio degli anni ’70, la somministrazione combinata di estrogeni e di progestinici.
Risalgono, infatti, al 1972 i primi dati pubblicati da Yuzpe, ricercatore canadese, sull’uso di quella metodica che da lui prese il nome(4). Il protocollo originale di Yuzpe, modificato poi nel tempo, prevedeva la somministrazione di 100µg di etinilestradiolo e di 1 mg di norgestrel ogni 12 ore per 2 volte.
Contemporaneamente, agli inizi degli anni ’70, è iniziata la sperimentazione di prodotti composti da soli progestinici. Nel 1973, vengono pubblicati i primi risultati relativi ad una sperimentazione che prevedeva la somministrazione di cinque diverse dosi di levonorgestrel, compresi tra i 150 µg e i 400 µg per compressa(5).
Verso la fine degli anni ’70 venne introdotto tra le forme di contraccezione d’emergenza anche la spirale(6); mentre più di recente sono stati utilizzati a tale scopo anche il danazolo(7) e il mifepristone o RU486(8).
Messe a punto le metodiche e condotte sommarie sperimentazioni, tese per lo più ad evidenziarne l’efficacia, è iniziata una capillare campagna di informazione e di diffusione della contraccezione d’emergenza, in un crescendo di impegno e di acrimonia per eliminare – è stato scritto – qualsiasi forma di ignoranza e qualsiasi ostacolo. Cerchiamo di ricostruire con l’ausilio di fonti bibliografiche almeno i momenti più salienti di quella che sembra essere divenuta oramai un’autentica "crociata".
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