Nel dibattito pubblico si possono constatare degli assunti da tutti asseriti senza bisogno alcuno di fornirne ragione, delle “verità” che nessuno osa contestare e che mettono magicamente d’accordo tutti. Una di queste è: “Servono più asili nido!”.
Ogni qualvolta si affrontino tematiche attinenti la maternità, il welfare per le famiglie, la questione demografica, etc. non c’è politico, giornalista, opinionista che non si trovi d’accordo nel sentenziare “Servono più asili nido!”.
Il più laicista dei radicali e il navigato democristiano, la femminista marxisteggiante e l’ex missino passando per ogni altra declinazione del vasto spettro ideologico sono tutti perfettamente concordi sul punto: “Servono più asili nido!” Chi li vorrà pubblici e gratuiti, chi espressione della libera iniziativa privata, chi per “liberare” le donne e chi per favorire la natalità ma tutti sicuri e convinti che “Servono più asili nido!”.
Così quando mi è capitato tra le mani il volumetto “Contro gli asili nido. Politiche di conciliazione e libertà di educazione”, essendo per natura un bastiancontrario, non ho saputo resistere e me lo sono letto d’un fiato. Il libro è agile, 82 pagine in tutto, edito da Rubettino nel 2009. Autore non è un pericoloso reazionario magari appartenente a qualche gruppetto tradizionalista, non è neppure un Amish dell’Ohio (curiosamente tradotto in italiano) ma una giornalista de Il Sole 24 ore, sposata con due figli, Paola Liberace. E, come non bastasse, il volume è prefato dall’onorevole Valentina Aprea di Forza Italia, insegnante, dirigente scolastico e allora Presidente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati.