Mozioni contro l’aborto: anche a Modena qualcuno ha il coraggio di dire NO

Continuano le polemiche a seguito della mozione pro vita approvata a Verona lo scorso 4  ottobre.
Nella rossa Emilia-Romagna, dopo il consigliere Alessandro Balboni di Fratelli d’Italia di Ferrara (vedere qui), è la volta di Modena: a seguito delle polemiche scatenate dagli abortisti del PD e dei 5stelle, questa volta è una consigliere comunale della Lega a prender le difese dei bambini non ancora nati.

Il consigliere Luigia Santoro – già nota per le sue posizioni in difesa della famiglia naturale e contrarie ai sotterfugi con cui viene diffusa l’ideologia gender -, chiede che l’Amministrazione Comunale si impegni nel «proporre iniziative e politiche per il sostegno alla maternità e alla prevenzione delle condizioni che portano all’aborto» (il testo completo della mozione qui).
Per far capire a chi non vive in Emilia il coraggio di queste mozioni e il clima di terrore instaurato dal PD, basti segnalare che nessun massmedia locale ha dato spazio alla mozione di Modena.

Pertanto, se è probabile che a causa delle maggioranza PD (o più a sinistra) nessuna delle due mozioni emiliane sarà approvata, è però di conforto per le schiere dei pro life e pro family riscoprire che ci sono ancora partiti che intendono difendere la vita, la famiglia, la libertà di educazione e l’identità della nazione.

Occorre che ciascuno si batta secondo le sue possibilità, anche se il risultato è incerto, per tenere alto il vessillo della ragione e della libertà.
A chi ha poco tempo si raccomanda di aderire alla raccolta di firme contro l’aborto sottoscrivibile da qui: http://www.fattisentire.org/firmiamocontrolabortoiner/

Più sotto, per tutti, un articolo di approfondimento del “nostro” Timone

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Terni: “Bambole azzurre, soldatini rosa”

Lo scorso 19 ottobre alcuni massmedia nazionali hanno segnalato un’iniziativa nella scuola primaria Mameli di Fornole, frazione di Terni, intitolata “Bambole azzurre, soldatini rosa”, intesa a «educare i bambini alle emozioni e al contrasto agli stereotipi di genere».

Ha “fatto notizia”, in particolare, l’ottima presa di posizione dell’Assessore alla Scuola del Comune di Terni: «Giù le mani dai bambini. Nelle scuole di Terni non entrerà mai un progetto del genere. Come assessore della Lega esprimo fin da subito il mio disappunto. La scuola non può e non deve sostituirsi alla famiglia».
E’ perfetto: omofobia, stereotipi, violenza di genere e bullismo sono solitamente i temi attraverso i quali si confondono i bambini e ragazzi, fino a farli incuriosire rispetto a esperienze contro natura.

A tale dichiarazione ha risposto la Consigliere Provinciale per la Parità, di Sinistra e Libertà (SEL): «Non c’è alcuna teoria no gender dietro a questo progetto […] il progetto [è] condiviso con docenti, genitori e direzione didattica».

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UE: il gender si può fermare

Il veto della Polonia ferma l’approvazione del documento. Secondo Varsavia, dovevano essere menzionate espressamente le discriminazioni contro ebrei e cristiani.

Dunque, è possibile fermare le ideologie distruttici diffuse dall’Unione Europea: basta volerlo con determinazione.

La Polonia boccia la Carta dei diritti Ue: troppo filo-Lgbt

La Polonia di nuovo contro una decisione dell’Unione europea. Questa volta, il governo di Varsavia ha bloccato la firma della Carta europea dei diritti fondamentali.

Il motivo, secondo i polacchi, è che il testo sia troppo favorevole alle istanze della comunità gay.
La Polonia ha obiettato che nella Carta sia menzionata la discriminazione degli omosessuali ma non dei cristiani e degli ebrei. Ed è per questo che ha deciso di boicottarla.

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Roma: aggrediti universitari per la vita

VIETATO PARLARE SE NON TI SOTTOMETTI AL RELATIVISMO

9 Ottobre 2018. Un gruppo di 8 studenti che ha segnatamente lo scopo di informare scientificamente e sensibilizzare sull’aborto, appartenenti all’associazione “Universitari per la vita”, organizzano un volantinaggio con un banchetto e qualche stuzzichino alla facoltà di lettere dell’ateneo “La Sapienza”.
Sono una di loro.
Mentre cerco di spiegare a un ragazzo – che adduceva come ragione per essere favorevole all’aborto il crescente inquinamento di Madre Terra – che la vita non è proprio una cosa da poco e l’unicità di ogni essere umano, un’orda di gente ci viene addosso di soprassalto. Cercano di arraffare tutti i nostri volantini, si siedono con arroganza sul nostro tavolo, urlano «Medievali, bigotti, portate con voi il regresso, voi con le vostre idee di merda!».

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«Non è la donna a volere l’aborto»

Mazzi e il libro “Indesiderate”:
«Gravidanza vista come “ostacolo”dalla società»

“Indesiderate”… da chi? È questa la domanda che sorge spontanea ascoltando la presentazione del libro di Andrea Mazzi, dal titolo, appunto, “Indesiderate”. Il soggetto sono le gravidanze difficili.
A dieci anni dalla scomparsa del proprio fondatore, i volontari dell’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII continuano a fare incontri per ricordare l’insegnamento di Don Oreste Benzi. Ieri, al Seminario Metropolitano di Corso Canalchiaro, un tema molto caro a Don Oreste è stato messo sul tavolo con la presentazione del testo firmato dall’attivista Andrea Mazzi, insieme ai meno recenti “Non siamo in vendita” di Irene Ciambezi e “Ascoltando Don Oreste Benzi” di Andrea Montuschi.

Le gravidanze difficili sono quelle che spingono le donne a considerare l’aborto. Vengono anche definite indesiderate, ma l’intento di Mazzi è quello di problematizzare questo assunto presentando le storie di numerose donne. «Sono anni che incontro queste gravidanze difficili, – ha spiegato l’autore – e la maggior parte delle donne vorrebbe continuare la gravidanza. La risposta più normale che ricevo è: “io vorrei continuare, ma…”». In vent’anni di attivismo, Mazzi ha incontrato un centinaio di mamme. Molte di queste storie sono divenute il cuore del suo libro: «Melissa ha detto “io vorrei continuare, ma mio marito non ne vuole sapere”. – ha citato l’autore – Lei era felicissima di essere rimasta incinta del terzo figlio, ma il marito era angosciato, soprattutto per via di una situazione lavorativa barcollante.
Questa angoscia ha invaso infine anche la moglie, che è andata ad abortire.

Molte storie riguardano ragazzine giovani, che vorrebbero tenere il bambino ma che si ritrovano davanti la contrarietà dei propri parenti. Ho raccolto la storia di questa giovane di 16 anni che si è rivolta al consultorio dicendo “aiutatemi, per favore, non voglio uccidere mio figlio”».

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Adesso Marco Cappato insegna suicidio assistito all’università

Era già successo l’ anno scorso che Marco Cappato intervenisse in un liceo di Milano (il Bottoni)  per “spiegare”  agli studenti come è bello prendere una pastiglia di pentobarbital e andare all’ altro mondo.
[Ma il Governo è cambiato o no? Abbiamo un ministro dell’Università?, ndr]

Ma non c’ è limite al peggio.
Quest’ anno il leader rdicale ce lo ritroviamo addirittura all’ Università a insegnare suicidio assistito, eutanasia, droga libera, uso degli embrioni umani come cavie da laboratorio,  e la abolizione di ogni principio di bioetica per rendere la ricerca scientifica  libera, in nome del “progresso”.
Tutte cose che pensavamo archiviate nel museo degli orrori dei regimi di qualche decennio fa.

E anche cose apertamente illegali.
Però per Cappato & C questo non è un problema. Anzi, il leader radicale ha appena pubblicato un libro che si chiama “credere dis-obbedire combattere” spiega “come liberarsi dalle proibizioni per migliorare la nostra vita”.

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Alla fiera di Overton l’utero conviene

Compravendita di bimbi. Che la vita umana sia sacra, intangibile, non lo dice più nessuno: ed è questa la radice della generale deriva etica, tipica delle nazioni “democratiche”.

Ma che cos’è questa “2018 Brussels conference on parenting options for European gay man”?
Niente, semplicemente è una fiera riservata a uomini gay organizzata dalla ‘MHB – Men Having Babies’ nella quale puoi affittare un utero, di fatto comprare un bambino, e avere consulenza legale per diventare papà a tutti gli effetti aggirando la legge.

Conviene. Questo è già il quarto anno che la fanno a Bruxelles, la capitale della nostra grande Europa.
C’è anche il catalogo con le donne, anzi gli uteri, perchè trattate così questo sono, che surrogano la gravidanza e ti fanno il bambino.
Naturalmente schiere di giuristi e consulenti per fare in modo che tutto appaia regolare perchè, di regolare, alemeno in teoria, non ci sarebbe proprio nulla.

E sì perchè già nel 2015 il Parlamento Europeo aveva sì dichiarato forte sostegno alle nozze gay, ma aveva anche nettamente bocciato la pratica della maternità surrogata perchè, testuale: “compromette la dignità umana della donna dal momento in cui il suo corpo e le sue funzioni riproduttive sono usati come una merce”.
Ci sarebbe anche la famosa ‘Convenzione dell’ONU sui Diritti dell’Infanzia‘ ma che vuoi, un buon avvocato riesce a dimostrare che il bambino lo hai avuto da una relazione precedente con una donna, che poi lei ha rinunciato ai diritti sul bambino (non perchè tu l’hai comprato, certo) e poi ti sei sposato con un uomo per cui, tutto regolare, viva la famiglia di chi ha il portafogli gonfi, tanto bisogno di affetto e tanta voglia di diritti civili, i propri.

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Gay pride all’asilo: la battaglia continua

Casalecchio, la Lega accusa: “Hanno parlato di gender a bimbi”

L’ideologia gender propagandata ai bambini senza che le famiglie ne sapessero nulla. La Lega, attraverso un’interrogazione in consiglio regionale, incalzato i responsabili regionali su quanto accaduto, a luglio scorso, in un centro estivo di Casalecchio (vedere: https://www.osservatoriogender.it/bologna-a-scuola-di-gay-pride/ ).

Per una volta non solo parole: qualcuno difende la famiglia.
Avviato il 2° passaggio in Regione, segnalando numerose violazioni alle norme.
Si va verso il commissariamento dell’amministrazione comunale socialista?

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E anche “Grazia” spaccia gender a gogo’

Allosessuale: il dizionario della “Sexual fluidity” si arricchisce

Il settimanale femminile della Mondadori contribuisce allo tsunami antropologico che devasta l’identità occidentale e cristiana.

Ogni giorno che passa scopriamo nuovi termini che vanno ad “aggiornare” il dizionario LGBTQ ecc…

Qual è l’ultima chicca? Il nuovo termine “allosexual”.

Come riportato a caratteri cubitali dal giornale online Grazia, si tratta “di un nuovo termine che dovete assolutamente conoscere.”

Come spiega anche  Rena McDaniel, specialista con tanto di titolo di studio in consulenza per l’identità di genere e sessuale:

Allosexual è una parola che sta emergendo dalle comunità asexual per descrivere chi non è sessuato

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