Non impegnarsi per la vita è come agire per la morte! – Intervista a don Gianluca Coppola

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Don Gianluca Coppola è presbitero della diocesi di Napoli e autore del libro, Dalla sopravvivenza alla vita. Da sempre dedica il suo ministero alla nuova evangelizzazione con una particolare attenzione alla pastorale giovanile. Motivo per il quale, probabilmente, è molto sensibile al tema della difesa della vita. L’abbiamo intervistato adesso che siamo alle porte della decima edizione della Marcia per la vita. 

Padre, cosa risponde a quanti si domandano, “cosa c’entra Dio con la vita da difendere”?
Come può non coinvolgere Dio qualsiasi cosa che riguarda la realtà? Lo stolto, cioè l’ignorante, il corrotto intellettualmente dalle ideologie, pensa che Dio non esiste – parafrasando un Salmo -.
Colui, invece, che è aperto alla realtà e ha un pensiero onesto e lineare non può negare l’esistenza e la pertinenza di Dio in ogni questione. Dio c’entra sempre! Perché non si può escludere la sua presenza e la sua azione nel mondo.

Qualcuno potrebbe obiettare che, comunque, se in Dio non ci credi, la domanda resta …
Il tema della vita da difendere coinvolge tutti e deve allarmare anche gli “stolti”. Anche quanti praticano la “religione” che si basa sui dogmi delle ideologie dell’ateismo. Perché è un problema umano. Ma come sappiamo chi nega Dio, non può difendere l’uomo nella sua integralità dal momento che non ne coglie la straordinaria grandezza e sacralità.

Quanto è importante l’argomento “vita umana”?

Gli ultimi dati ISTAT sulla denatalità in Italia sono inquietanti: il rapporto tra nuove nascite e morti è di 64 a 100. La cosa deve preoccupare tutti, dalla politica agli indifferenti. E allora la mia domanda da sacerdote sorge spontanea: tra i non nati di cui abbiamo un estremo bisogno quanti non vengono alla luce per puro egoismo e per procurato aborto?

Ed ecco Dio! Se non si torna a concepire la vita umana come qualcosa di sacro, siamo destinati all’estinzione. Una vita non può essere un incomodo, ma una ricchezza e questo solo Dio può insegnarcelo. L’indice di natalità in una nazione non racconta solo del numero di nascite, ma anche il grado di Speranza nei cuori. E non me ne vogliano i senza Dio, se non c’è Lui è morta la Speranza e niente prospera.

Che cosa aveva intuito Giovanni Paolo II che si è speso così profeticamente sull’aborto?

Giovanni Paolo II a poche settimane dalla sua morte, senza voce continuava a far clamore. Indomito andava contro quella che non ha mai smesso di giudicare la moderna peste dell’Occidente: il “totalitarismo subdolo”, che ammantato di democrazia, consuma impunito le sue stragi degli innocenti, gli embrioni-persona. E pensare che il papa santo rischiava di non nascere a causa del precario stato di salute di sua madre Emilia Kaczorowska. San Giovanni Paolo II è stato un sopravvissuto all’aborto. E questo, insieme all’incontro con Cristo, credo abbia influito molto, per tutto il suo magistero, alla particolare attenzione al tema della difesa della vita nascente.

E’ stato un papato diverso in cui la Chiesa alzava costantemente la sua profetica voce a favore dell’uomo, e della politica si occupava nella misura in cui era quest’ultima poi costretta a preoccuparsi della Chiesa.

D’altronde parlava molto di diritti umani.

Ha declinato la propria attenzione totalmente ai diritti della persona umana, intesa come creatura di Dio e non ha mai difeso solo una parte di questa umanità. San Giovanni Paolo II, avendo vissuto le derive dell’ateismo che sono il nazismo e il comunismo, non aveva paura di prendere posizione su quelli che Benedetto XVI battezzerà, poi, come i principi non negoziabili. Cosciente della libertà gridava nel deserto del mondo come voce che annuncia la salvezza senza se e senza ma.

Oggi però ci raccontano che difendere la vita è una battaglia obsoleta. E’ più urgente difendere il pianeta?

Il Creato è al servizio dell’uomo, e finché esisterà l’uomo, c’è una sola urgenza: la difesa della vita. Recentemente, un pool qualificato di scienziati accreditati nelle più prestigiose università del mondo, ha ratificato un documento congiunto in cui afferma che non è possibile ricercare nell’azione antropica le cause del surriscaldamento del pianeta e in generale dei cambiamenti climatici. Ribadendo, peraltro, che i cicli di riscaldamento e raffreddamento del pianeta sono naturali e dipendono dai movimenti del pianeta stesso rispetto al sole.

Tutto questo ha in qualche modo a che fare con la vita da difendere?

Oggi si tende a divinizzare la natura e demonizzare l’uomo. Ma cosa sarebbe la natura senza l’uomo? Un luogo impervio e inospitale in cui vige la legge del più forte, gli istinti prevaricano la ragione, un inferno. C’è bisogno di un’umanità educata al bene e non di cercare sempre nell’uomo le cause di ogni male. Credo che questo sia uno dei motivi per cui si uccidono i bambini nel grembo delle madri, ovvero la sfiducia nell’assoluta bellezza e utilità dell’uomo.

L’aborto, ed è statisticamente provato, ha prodotto più vittime di qualsiasi calamità climatica. E anche più vittime dello sterminio nazista.

Alcuni sostengono che una donna che pratica aborto deturpa il suo stesso volto. Da sacerdote l’ha mai sperimentato?

Da sacerdote posso affermare con cognizione di causa che mai una sola donna sia passata per l’aborto senza portare poi i segni del dolore lacerante e visibile sul volto. Tante tendono a nasconderlo con tutti gli strumenti, altre sono aiutate solo da una profonda conversione nella gestione di una vita equilibrata e serena.

E anche dopo la confessione resta il marchio di un gesto che, per quanto possa provare a trovare giustificazione in problemi gravi o scelte di stampo ideologiche, lascia la donna come una madre per sempre. Ho sempre avuto la sensazione di trovarmi di fronte a donne consapevoli di essere madri di un figlio morto ucciso e non di essersi liberate realmente da un peso.


Perché una manifestazione pubblica come la Marcia per la Vita? Lei ci sarà?

Non solo ci sarò, ma porterò con me anche la mia comunità. Oggi tutti manifestano pubblicamente marciando fieri per difendere il proprio “orgoglio”, anche chi dovrebbe vergognarsi.
E’ necessario, allora, oltre che doveroso, essere nello spazio pubblico per difendere ciò che il buon senso darebbe per scontato, ma che oggi – data l’assenza di quest’ultimo – sembra quasi una provocazione. Difendere la vita è nell’istinto dell’uomo. Nessuno di noi, sano di mente e padrone di se stesso, si lancerebbe volontariamente contro la morte. Ecco la marcia serve a ricordare a questa nazione, a questo mondo, che non difendere la vita dal concepimento fino alla morte naturale, vuol dire lanciarsi volontariamente contro la morte!

di Lorenza Formicola, per http://www.famigliadomani.it/blog/2020/03/06/speciale-marcia-per-la-vita-intervista-a-don-gianluca-coppola/

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