Riportiamo l’intervento che il Magistrato Giacomo Rocchi
ha tenuto alla Marcia per la Vita del 18 maggio 2019 a Roma
Sono passati dieci anni dall’ingiusta uccisione di Eluana Englaro.
In questi dieci anni l’odio verso i soggetti deboli e imperfetti si è scatenato in tutto il mondo e abbiamo assistito con sgomento a bambini lasciati morire – fatti morire! – in nome della loro qualità della vita che avrebbe reso ogni terapia futile, neonati malati o disabili selezionati dal Protocollo di Groningen, uccisioni di anziani o di persone in stato di demenza, suicidi assistiti di persone depresse o di ragazzini, teorizzazione esplicita della necessità di non prestare terapie oltre una certa età. Il mondo prolife ha combattuto e combatte in tutto il mondo, anche in questi giorni in Francia, ma i nemici della vita sono potenti e crudeli.
In questa situazione, la Corte Costituzionale italiana ha intimato al Parlamento di scrivere una norma che permetta, in certi casi, di somministrare un farmaco atto a provocare la morte del paziente. Anzi: non “permetta”, ma obblighi i medici a farlo, cioè a comportarsi nello stesso modo in cui, in certi Stati, agiscono coloro che eseguono le condanne a morte.
La Corte Costituzionale ha potuto ordinare questa norma – assegnando un termine: il mese di settembre 2019 – sulla base della legge 219 del 2017, quella che prevede il “consenso informato e le disposizioni anticipate di trattamento“.
Questa legge – l’ultima che ci è stata consegnata in fretta e furia dalla maggioranza parlamentare della precedente legislatura, e sicuramente la peggiore – in nome dell’autodeterminazione del paziente e dello slogan “nessuno può decidere per noi“, introduce l’eutanasia anche non consensuale nel nostro Paese.
La legge ci illude facendoci firmare, su un modulo precompilato, le DAT che, nel futuro, costringeranno un medico che non ci conosce a lasciarci morire pur avendo gli strumenti e le terapie per salvarci la vita.
Il legislatore ci sollecita a firmare un atto senza avere nessuna effettiva informazione sulle condizioni in cui la DAT potrebbe essere attuata, perché ha già deciso per noi: in certe condizioni è bene, è consigliabile, è obbligatorio far morire quella persona, ormai inutile, costosa, un peso per tutti; una persona che non ha più nessuna dignità.
La legge, poi, prevede espressamente che a decidere delle terapie per i minori e gli incapaci saranno i genitori e i tutori: il “caso Englaro”, che è anche il caso di Vincent Lambert, cioè la possibilità per il tutore di decidere della morte dell’interdetto sulla base della propria valutazione sulla qualità della vita in cui si trova, ora si può ripetere in Italia senza nessuna necessità di una pronuncia giudiziale: basta un accordo tra tutore e medico; e, chissà, se anche in Italia avremo i nostri Alfie o Charlie.
Non basta: la possibilità di rifiutare le terapie necessarie per il mantenimento in vita mette in pericolo tutte le persone fragili, gli anziani abbandonati, i depressi, gli sconfitti dalla vita; a ciascuno di loro si presenterà quel dubbio che prima non esisteva: ne vale davvero la pena? Perché devo continuare a curarmi se nessuno ritiene che la mia vita valga qualcosa?
Il medico si trasforma: da alleato del paziente, capace di spiegargli in maniera comprensibile le terapie e i rischi e di condividere con lui le scelte, anche le più difficili, diventa un burocrate che, per agire, ha bisogno del consenso scritto e che, soprattutto, è disposto ad uccidere il paziente quando sarà necessario.
Dobbiamo rifiutare questa cultura dello scarto, che seleziona i meritevoli e che vuole eliminare quelli che non lo sono; dobbiamo riaffermare che ogni uomo ha una sua dignità intrinseca, che non si perde mai e che proprio i nostri fratelli malati, quelli più fragili, gli anziani, sono la nostra ricchezza, quella di una società che davvero riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo e ritiene la salute un fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività.
Il Parlamento rifiuti l’intimazione che gli è stata fatta dalla Corte Costituzionale: il medico non è fatto per uccidere, ma per curare!
Denunciamo l’ingiustizia di questa legge, logico sviluppo della legge 194 sull’aborto, e ne chiediamo la sua abrogazione.
Ogni vita umana deve essere difesa!
Giacomo Rocchi
fonte: https://www.marciaperlavita.it/articoli/riportiamo-lintervento-che-il-magistrato-giacomo-rocchi-ha-tenuto-alla-marcia-per-la-vita-del-18-maggio-a-roma/
I legislatori dovrebbero occuparsi di migliorare la qualità della vita di ogni persona soprattutto dei più deboli. La società che si vuol costruire è disumana. Quando è il momento di morire ci pensa Dio, il compito dei medici è quello di curare. Combattiamo la buona battaglia di respingere le leggi inique.
E’proprio vero che avevano perso ormai il controllo e pur di eseguire gli ordini che arrivavano dall’alto come ultimo atto di una nefanda gestione del potere ,che per fortuna sta emergendo in tutti gli ambiti,hanno fatto di tutto.Non hanno però fatto i conti col Buon Dio che ha le sue strade per intervenire,correggere ed eventualmente,qualche volta,anche punire!!!